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Caffettiera Stylus in acciaio inox 18/10: forme arrotondate sullo stile anni '50, oggi molto in voga.
Il manico è in acciaio, il pomolo in bakelite atermica nera. È disponibile nelle misure da 1-3 e 6 tazze a partire da 23.000 lire (11,88 euro). È adatta a tutte le fonti di calore, ma non va utilizzata con piani di cottura a induzione.
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La caffettiera Break Blu in alluminio. Molto particolare per la forma ottagonale della caldaia e per la forma cilindrica del raccoglitore e del coperchio.
È realizzata nel colore blu elettrico con manico e pomolo arancio e disponibile nella versione da 1 e 3 tazze. A partire da 23.000 lire (11,88 euro).
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Anche la caffettiera Dama si propone in versione colorata: grigio silver con manico e pomolo nero, oppure blu con manico e pomolo blu scuri.
Il raccoglitore è ottagonale, la caldaia invece ha un particolare disegno a zampa d'elefante. È disponibile nella misura da 1-3 e 6 tazze e costa 38.000 lire, pari a 19,63 euro. Adatta a tutte le fonti di calore, non va utilizzata con piani di cottura a induzione.
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Per chi decidesse di partire e non volesse rinunciare al proprio caffè, la Bialetti propone Elettrika, la Moka con il filo. È una caffettiera dotata di un adattatore internazionale (110-120 volt) e garantita dai marchi IMQ e CE.
Nessuna resistenza a immersione all'interno di Elettrika, ma un sistema di riscaldamento ultrapiatto applicato al fondo della caldaia. È identica nel design alla Moka Express ed è realizzata in alluminio fuso in conchiglia e pressofuso. Invariata rimane anche la preparazione del caffè. La giusta dose di acqua e di caffè macinato, niente gas o piastre aderenti: basta infilare la spina e in 3/4 minuti sono pronte due tazzine di caffè.
Semplice è anche la pulizia, basta sciacquare, senza immergere la caldaia e... buon viaggio!
Il prezzo è a partire da 70.000 lire, pari a 36,16 euro.
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Quando intorno alla tavola si è in tanti, non può certo mancare la Moka Express Bialetti da 18 tazze.
Realizzata in alluminio fuso in conchiglia (caldaia) e in pressofusione (raccoglitore), ha il manico e il pomolo in bakelite termoresistente nera.
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Style Wave: un kit per gustare il caffè in compagnia. Comprende un particolare vassoio a onda, quattro bicchierini in vetro filettati, quattro palette d'acciaio, al posto dei cucchiaini, e una tra le più belle caffettiere della Bialetti, la Dama. Il vassoio è in metallo verniciato; i bicchierini in vetro filettato sono personalizzati Bialetti come le palette in acciaio
inox. Il prezzo è di 50.000 lire, pari a 25,83 euro.Costa 70.000 lire, pari a 36,16 euro.
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Brikka Bialetti, la moka per i più esigenti estimatori di caffè. L'unica a fare il caffè con la "crema",
proprio come al bar.
Disponibile nella misura da due tazze, racchiude al suo interno uno speciale sistema valvolare, grazie al quale si ottengono due tazzine di caffè con ben
tre millimetri di crema. Brevettata in tutto il mondo, ha la caldaia in alluminio fuso in conchiglia e il raccoglitore in pressofusione. Manico e pomolo sono in materiale plastico nero atermico. Costa 50.000 lire, pari a 25,83 euro.
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I guerrieri nomadi della tribù Galla furono tra i primi a utilizzare il caffè sulle montagne dell'Etiopia: estraevano una sorta di caramella dai chicchi di caffè che unita al grasso animale forniva loro nutrimento e sostegno durante le spedizioni di caccia.
Furono però gli Arabi i primi a coltivare questa pianta, dalla quale estraevano due bevande: la prima simile al tè; la seconda, chiamata "bounja", divenne poi popolare con il nome di "caffè".
Dopo gli Arabi, il popolo turco adottò questa bevanda, importandone i chicchi e i segreti della preparazione.
I popoli arabi, però, conservavano gelosamente tutti i segreti della coltivazione delle piante di caffè, e proibivano a chiunque di esportare sia la pianta sia la bacca, a meno che quest'ultima non fosse essiccata al sole o bollita in modo da divenire sterile.
Fu solo intorno al 1600 che qualcuno trafugò dall'Arabia dei chicchi ancora fertili e li portò in India.
Ma furono gli Olandesi che, meglio ancora, trafugarono una pianta di caffè, iniziando così, nell'isola di Giava, le coltivazioni e quindi ponendo le basi della futura industria del caffè.
Dopo gli Olandesi fu la volta dei Francesi che, nottetempo, rubata una pianta la portarono in Martinica. L'albero dopo tre anni regalò il primo raccolto e già nel 1700 esistevano nella Martinica più di 18 milioni di piante di caffè.
La bevanda nera si diffuse presto in tutto il mondo.
Dapprima la si vendeva porta a porta. I chicchi venivano tostati e pestati. La polvere che si otteneva veniva versata in acqua bollente e bevuta in tazze rotonde. Per arricchirne il gusto si aggiungevano cannella o chiodi di garofano. Più tardi subentrò l'uso di dolcificare il caffè con il miele prima e con lo zucchero poi.
Nacquero così i primi "caffè"; il primo in assoluto pare sia stato aperto a Costantinopoli intorno al 1554. In questi locali, con la tazzina di caffè in mano, si incontravano aristocratici, politici, artisti.
Non mancò, ovviamente, chi, impaurito da tanta popolarità, mosse aspre critiche contro questa bevanda nera e fumante. Venne definita la "bevanda maledetta", nemica del sonno e della fecondità.
Ma tutto ciò non scoraggiò i consumatori che, sempre più numerosi, accorrevano nei caffè per gustarne una tazza, per discorrere tra loro, per concludere affari.
Le donne ne divennero grandi consumatrici: dopo aver sbrigato i loro doveri domestici, si incontravano nelle caffetterie.
Dopo aver attribuito al caffè, nei secoli, poteri distruttivi oppure, al contrario, magiche potenzialità di guarigione, finalmente si scoprirono le funzioni di stimolo della caffeina sulla corteccia cerebrale. Essa accentua i riflessi sulla coordinazione psicomotoria, sull'umore, sulle facoltà intellettive. Placa la sensazione di stanchezza e di fatica fisica. Insomma, un toccasana che non produce assuefazione e diventa quindi la sostanza psicoattiva più diffusa nel mondo.
La pianta del caffè è un arbusto che cresce fino a un'altezza di 7 metri. Per comodità viene potata e mantenuta a una altezza di circa 1,5 m, per consentire una più facile raccolta dei frutti.
È un sempreverde che dà fiori e frutti più volte l'anno, spesso contemporaneamente. Il profumo dei fiori è dolce e pungente al tempo stesso e si spande a parecchie miglia di distanza.
Le piante di "Coffea", così venne chiamato questo arbusto, crescono per circa 5-7 anni prima che le bacche siano pronte per essere raccolte. Si tratta di piante che possono vivere in media un secolo, in zone collinari e montane e che prediligono l'ombra, magari di altre piante.
Esistono circa cento specie del genere Coffea, ma per preparare il caffè ne vengono utilizzate quattro.
La maggior parte di questi tipi di caffè rientra nella specie chiamata "arabica", che è anche la specie più aromatica. Le varietà "robusta" e "liberica" possiedono un alto tenore di caffeina, ma hanno un sapore più modesto.
Le zone migliori per le coltivazioni di caffè sono i pendii montani delle regioni tropicali e subtropicali.
La storia della Bialetti risale al 1918, quando Alfonso Bialetti aprì a Crusinallo, vicino Novara, una piccola officina nella quale si forgiavano oggetti, usando la tecnica della fusione dell'alluminio in conchiglia.
Questo tipo di lavorazione, che Alfonso Bialetti aveva appreso in Francia, consiste nel versare il metallo dentro stampi fatti di ghisa, che possono essere adoperati all'infinito; a differenza di quelli in terra che si usavano in quel periodo e che venivano distrutti a ogni colata.
Abile artigiano, il signor Bialetti comincia a lavorare per conto terzi, con il pensiero fisso di creare qualcosa di proprio. L'idea nasce osservando il funzionamento della pentola per il bucato. Si trattava di un recipiente munito di un tubo cavo e forato in superficie. L'acqua, bollendo, saliva lungo il tubo e si riversava sul bucato, mischiandosi al sapone. Perché non applicare lo stesso principio per preparare il caffè?
Un'idea, una sfida contro chi non credeva in quest'impresa: rivoluzionare e trasformare il gusto del bere il caffè.
Nel 1933, Alfonso Bialetti collaudò l'ormai "stra"-famosa Moka Express.
Realizzata in un unico pezzo con la caldaia, il filtro e il recipiente per raccogliere il caffè pronto per essere versato, la Moka Express funziona con il principio dell'acqua che bolle. Il caffè che ne esce ha un gusto e un aroma mai sentiti prima.
Le peculiarità della Moka Bialetti sono racchiuse in una formula più che perfetta: una forma semplice ed essenziale; un metallo, l'alluminio, che trasmette all'acqua un calore uniforme. Essendo poi un materiale poroso, assorbe il gusto della bevanda per poi restituirlo ancora più intenso e aromatico.
E non solo! La caffettiera in alluminio più viene usata, più la sua resa migliora.
Quanto si frigge bene dentro una padella annerita dall'uso e quanto è più piacevole fumare da una pipa vecchia e consunta! Questo vale anche per la Moka Bialetti.
L'opera di Alfonso Bialetti viene ripresa, dopo la seconda Guerra Mondiale, dal figlio Renato: fiducioso nel prodotto creato dal padre, non esita a investire in promozioni e pubblicità, sfondando nei mercati di cinque continenti.
Nasce così il marchio della ditta, il famoso "omino Bialetti", quello che nella pubblicità parlava facendo uscire dalla bocca le lettere dell'alfabeto a gran velocità.
"SÌ, SÌ, SÌ SEMBRA FACILE FARE UN BUON CAFFÈ..." Lui ci è riuscito.
L' omino con i baffi, disegnato da Paul Campari, e vagamente somigliante all'inventore della Moka, è diventato un'icona di "Carosello".
Da allora le forme e i materiali delle caffettiere si sono evoluti. Ne vengono prodotte in acciaio inox ed elettriche. Con la pressofusione automatizzata, anche l'alluminio si stampa senza fatica.
La caldaia, però, cioè la parte inferiore della Moka, resta un pezzo unico fabbricato ancora a mano e che richiede mani esperte, capaci di versare negli appositi stampi l'alluminio a 400 gradi.
A tutt'oggi, almeno il 65% delle caffettiere vendute nel mondo mostra il marchio Bialetti.
La produzione ha ritmi serrati, si fabbricano una media di 18.000 caffettiere al giorno, vale a dire circa 4 milioni l'anno.
Naturalmente, tra tutte, la Moka Express detiene il titolo di leader. Io sono nata quando l'espresso fatto con la Moka era ormai una routine, e non ho avuto la possibilità di assaporare la differenza tra i sistemi usati in precedenza e quello attuale. Ma so che è un piacere sentire l'aroma che sale dalla caffettiera in ebollizione e il suo chiacchierio roco e continuo, che avverte che il caffè è pronto.
Articolo
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STYLUS |
da
23.000 |
da 11,88 |
BREAK BLU |
da 23.000 |
da 11,88 |
DAMA COLOR |
da
38.000 |
da 19,63 |
ELETTRIKA |
da
70.000 |
da 36,16 |
ZERA |
da
60.000 |
da 30,99 |
MOKA EXPRESS |
da 70.000 |
da 36,16 |
STYLE WAVE |
da 50.000 |
da 25,83 |
BRIKKA |
da 50.000 |
da 25,83 |
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