casachic 2 - gennaio/febbraio 2001

 

Attualità

GUIDO VENTURINI


Un itinerario veloce tra le opere del noto architetto designer che ha legato il suo nome a molti oggetti della recente
produzione di Alessi. Ma ora, ci dice, la sua carriera sta prendendo anche altre strade
di Viviana D’Isa

Il vassoio Girotondo, opera di Guido Venturini e Stefano Giovannoni, all’epoca meglio noti come i King-Kong. Risale al 1989 ed è stato il capostipite di una tra le più ampie, variegate e longeve “famiglie” di oggetti firmate Alessi.

 

È recentissima Inka, disegnata da Guido Venturini per Alessi.

 

Viene presentata per la prima volta in occasione del Macef di primavera la collezione di piatti in porcellana e bicchieri di cristallo ideata da Guido Venturini per Alessi. «È un lavoro sulla forma legato all’idea “archetipo” del piatto: una memoria della ciotola antica e allo stesso tempo un utensile di tutti i giorni – spiega il designer nato ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, nel 1957. – È sicuramente meno figurativo degli oggetti a cui finora è stato legato il mio nome». 
Guido Venturini, infatti, è meglio conosciuto per la creazione di oggetti per la casa divertenti e spiritosi come l’originale accendino elettronico Firebird, lo spargizucchero Gino Zucchino, il famoso appendino Antonio, nonché il Nonno di Antonio, lo spremiaglio in resina acetalica. Ma anche la caffettiera presso-filtro Inka, in plastica e vetro pirofilo, richiama uno dei temi forti della poetica di Venturini, l’iconografia antropomorfa, dalle suggestioni primitive, che esplora le “zone d’ombra”.
Dopo aver lavorato con quei materiali cosiddetti “poveri”, come plastica, alluminio, resina, gomma siliconica, poliammide, Guido Venturini è diventato più esigente. «Cominciano a piacermi sempre di più i materiali “belli” – spiega il designer – come il legno, la pietra, il vetro.» L’esperienza professionale di Guido Venturini con Alessi nasce assieme a Stefano Giovannoni: i due designer, oggi famosi, erano all’inizio conosciuti come i King-Kong, gli autori della serie Girotondo. «Vennero la prima volta a Crusinallo sul finire degli anni ’80 portando con loro una 
serie di schizzi – ricorda Alberto Alessi nel Giornale di Fabbrica. – Erano due tipi molto curiosi e sentivo che la loro poetica giocosa ed elementare, spesso strettamente ispirata al linguaggio formale dei cartoon, avrebbe potuto dare risultati interessanti nel nostro catalogo: individuai tra i loro disegni un semplice vassoio dal bordo traforato con un motivo di omini, di quelli che si fanno da bambini con le forbici. Ed ecco nato il progetto del Girotondo, destinato a diventare uno dei nostri best seller degli anni ’90.»Perché vi chiamavano i King-Kong? – chiedo a Guido Venturini –.
«Ci chiamavano i King-Kong perché lavoravamo sempre insieme. Abbiamo cominciato con articoli, per lo più prototipi, che riguardavano la moda, come spille, accessori, jeans, per poter finanziare la nostra grande passione, il design nella casa. Abbiamo quindi cominciato a lavorare per Alessi con Girotondo: all’inizio era solo un vassoio, poi è diventata tutta una serie di oggetti come il cestino, il portafrutta, il portagrissini, il sottopentola, la tazza, il portatoast, perfino le 
formine per ghiaccio e il contaminuti.» Assieme a Stefano Giovannoni, Guido Venturini ha anche allestito architetture d’interni, tra cui il celebre progetto di Maddalena Loveburger di Prato. Ma ora le strade dei due artisti si sono divise, seguendo ciascuno la propria personale evoluzione creativa.
«Sono stato architetto di case moderne, come è nel mio stile – continua Venturini – attraverso un lavoro formale simile a quello che svolgo sugli oggetti, con pareti curve, luci, colori e trasparenze. Ho anche lavorato molto nel design di mobili, per esempio per la ditta BRF di Barberino Valdelsa: per loro ho ideato una sedia, uno sgabello, una libreria. Ma ora la mia storia professionale sta prendendo nuove strade. Sto disegnando modelli per la UNO-A-ERRE: una linea di gioielli con un alto contenuto in termini di design. La collezione uscirà prima della fine dell’inverno.»